Vocabolario minimo della Scuola Italiana

Ecco a voi l’elenco dei principali termini entrati prepotentemente nella scuola italiana negli ultimi anni. Una lettura essenziale per chi non vuole smarrirsi nella palude della didattica, per chi non vuole perdere mai di vista gli obiettivi fondamentali dell’insegnamento.

Fondo di Istituto. Ciò che il Ministero del Tesoro elargisce annualmente alla dirigenza di ogni scuola. Una esigua parte di questo tesoretto va ai poveri insegnanti in cambio di decine di ore dedicate a progetti inutili. Ma non dovete credere che si tratti di moneta sonante. Per lo più esso è costituito da minuscoli sacchetti di noccioline, salatini, arachidi, ecc. Il fatto che si tratti di modestissimi emolumenti non fa desistere gli interessati (i prof) da una acerrima guerra intestina che li pone uno contro l’altro nel  disperato tentativo di portare a casa qualche nocciolina in più.

Piano dell’Offerta Formativa. Voluminoso documento elaborato da ogni scuola, spesso costituito da centinaia di pagine fitte, fitte che nessuno è mai riuscito a leggere integralmente e  che racchiude tutto quello che la scuola fa invece di insegnare. E’ più spesso noto con il suo acronimo POF, il cui suono, molto onomatopeico, ricorda vagamente quello di una puzzola, nonostante gli ambiziosi propositi in esso contenuti.

Promozione del successo scolastico. E’ il termine più semplice da comprendere. E’ una sorta di credo religioso seguito e attuato dalla maggior parte degli insegnanti. In parole povere significa semplicemente la promozione di tutti gli studenti, anche di quelli che non hanno fatto un fico per un intero anno scolastico.

Dispersione scolastica. Da non confondere con la pratica di tutti quei ragazzi-zombie che, muovendosi con passo vellutato in compagnia di cuffie, mp3 e felpa con cappuccio, si perdono per i bagni e i corridoi della scuola e non riescono a fare ritorno nelle loro aule, se non al termine della lezione.

Eccellenze. Sono gli studenti che, saltuariamente, prendono in mano i libri di scuola e, invece di strapparvi le pagine, per farne degli aeroplanini,  li leggono. Fanno parte ormai di una categoria a serio rischio di estinzione, al pari dei panda o della tigre siberiana. Gli insegnanti sostengono con orgoglio di averne uno o due in ogni classe ma si tratta di un’allucinazione collettiva.

Moduli didattici. L’educazione a moduli inizia sin dalla scuola materna. Avete presente i Lego? Poi continua fino all’università, sempre con gli stessi criteri e sempre con gli stessi oggetti ludici.

Sviluppo delle competenze.  Al termine di un intero percorso scolastico della durata di tredici anni (cinque di primaria, tre di medie e altri cinque di superiori) si certifica che i giovani maturati, siano in grado di scrivere frasi del tipo:

raga devo fare un kompito di italiano e un traccia riguarda Leopardi. Le sue poesie che abbiamo studiato sono. Linfinito e A Silivia. Qalue, secondo voi, potrebbe essere una traccia? rispondetemi vi prego. grazi mille

Imparare ad apprendere.  E’ il punto di forza di tutti i programmi didattici. In base a questo obiettivo non ha importanza se gli studenti al termine di un corso scolastico non hanno capito e non sanno una cippa, ma è importante che, se essi dovessero ripeterlo una seconda volta, allora finalmente capirebbero  e saprebbero.

Le nuove tecnologie della comunicazione.  Sarebbero i computer in ogni classe a disposizione degli studenti, le aule video, le aule attrezzate per l’apprendimento delle lingue straniere, internet, il learning on line, e tante altre bellissime cose ancora. In Finlandia e in tutte le scuole del Nord Europa sono da anni una realtà. In Italia preferiamo ancora il metodo presocratico.

Sportello pomeridiano.  Termine preso a prestito dal vellutato ambiente assicurativo o bancario. Il vecchio prof si sbarazza del solito look mattutino da intellettuale passato di moda (panni lerci, toppe ai gomiti del consumato maglione, barba sale e pepe di un paio di giorni, capelli lunghi e arruffati, occhi cisposi con espressione incazzata)  per vestire finalmente i panni freschi e lindi del giovane impiegato rampante (giacca, camicia e cravatta, capelli cortissimi tagliati a spazzola, ampio sorriso holliwoodiano, profumo Acqua di Giò al muschio selvatico) e offrire una consulenza top a tutti coloro che ne faranno richiesta.

I Debiti formativi.  Non ci sono più, per effetto della riforma Fioroni. Vai alla voce Esami di riparazione.

Esami di riparazione. Non ci saranno più per effetto della controriforma attuata dal successore del ministro Fioroni. Ritorna alla voce Debiti formativi.

Progetto Accoglienza. Una simpatica attività che ormai tutte le scuole attuano da tempo per i primi giorni di scuola a inizio anno. I ragazzi che mettono i loro piedini per la prima volta dentro il nuovo edificio scolastico (data la loro timida natura e per metterli a loro agio sin dal primo giorno), vengono guidati nell’esplorazione dei luoghi più significativi della scuola che stanno per frequentare: la palestra  (ma non sempre c’è), l’aula informatica (ma non sempre c’è), il bar e le macchinette con le bibite e le merendine (queste ci sono sempre), i corridoi, i cessi, i luoghi in cui fumarsi una cicca senza essere sgamati. 

Riorientamento. E’ un termine che ancora non esiste nel vocabolario Zingarelli della lingua italiana ma non disperiamo. In pratica è quando a un ragazzo che ha rotto i maroni agli insegnanti per due o tre anni gli si dice (a lui o a mammina e papino) che forse sarebbe il caso di cambiare aria, per il suo bene e soprattutto per il bene degli insegnanti (ma questo non lo si dice). Naturalmente la cosa è delicata e tortuosa e quindi a monte ci vuole un bel progetto con tanto di psicologi, assistenti sociali, operatori del comune e della provincia, responsabili dello sviluppo dei centri formativi professionali degli enti locali. Cosa credevate, che fosse una cosetta da niente dire la verità a un giovane che non è più un ragazzo e cioè che la ricreazione è finita e che forse sarebbe ora di andare a lavorare?