Per un bene più alto

E insomma sto provando anch’io, sulla mia pellaccia coriacea, cosa voglia dire fare un completamento cattedra in un’altra scuola. Giusto tre quarti d’ora di strada in macchina, traffico congestionato e lavori Anas permettendo, separano questi due meravigliosi edifici stile anni settanta che mi vedranno per un anno come attore protagonista. A quasi dieci anni dalla mia entrata in ruolo è bello provare certi brividi.

Le vedevo gli anni scorsi alcune mie colleghe, che lavoravano su due o più scuole, con lo sguardo tra lo spento e l’allucinato e il fiatone grosso quando di corsa arrivavano in aula magna per non perdersi le prime sillabe di un ennesimo collegio docenti dopo che si erano fatte la sesta o settima ora in chissà quale altra scuola di merda, dall’altra parte della città.

Ma sapete, quando certe cose non ti riguardano e, chissà perché, pensi che non ti riguarderanno mai, non è che te ne freghi tanto dei guai altrui. Sì, li ascolti i problemi degli altri, quando te ne parlano, quando con un filo di voce, per non disturbare la riunione, ti sussurrano in un orecchio i loro casini, ma poi sotto, sotto, …insomma ci siamo capiti.

Ora sarò io che arriverò sudato e in ritardo alle riunioni del pomeriggio.

Che, causa incidente stradale e relativa coda, potrò raggiungere la mia classe di corsa, e se andrà bene, un quarto d’ora dopo l’orario previsto.

Che correrò per i corridoi e le scale, fingendo di chiamarmi Bolt, facendo quattro gradini alla volta e farò il mio bravo ingresso in classe trafelato e fradicio come una spugna tra i sonori applausi dei miei studenti spettatori.

Che mi terrò dentro tutto, lo stress, le incazzature multiple, le maledizioni a quegli stronzi di Brunetta e Gelmini, e qualche litro di pipì, perché non avrò fatto in tempo a transitare per il cesso.

Lo sapete no? E’ in atto la riorganizzazione della scuola italiana. Una serie di tagli senza precedenti  che però, alla fine, porterà un sacco di benefici a tutti. Certo qualcuno dovrà pagare per tutto questo, qualche decina di migliaia di precari e anche qualche migliaio di insegnanti di ruolo, che se lo stanno già pacificamente prendendo nel culo. Mi dicono che siamo solo agli inizi. E che non devo lamentarmi perché, mi ricordano, c’è chi sta peggio. Molto peggio.

Però ragazzi, dobbiamo convincerci tutti che tutto questo è solo per un bene più alto.

Non dobbiamo pensare sempre ed esclusivamente a noi stessi, cazzo.